SAGGEZZA E GENTILEZZA.
Ecco, ci risiamo: ho di nuovo bisogno di un certificato.
Ogni volta che devo andare in un ufficio pubblico, tutta la mia pazienza viene messa alla prova. Avendo lavorato anch’io con gli enti pubblici, dovrei essere ormai allenata.
Invece no.
Pochi giorni fa entro in ospedale e mi reco all’ufficio preposto già molto determinata.
Mi torna subito in mente una delle pratiche della scuola: “Cosa farebbe qui una persona saggia?”
La risposta arriva chiara: calma, pazienza, comprensione.
Ma il tiranno della rabbia è sempre in agguato.
Entro quasi in punta di piedi e, già solo sentire una voce che mi dice:
“Prego, entri, si accomodi pure” mi ha fatto molto piacere.
Mi ero munita di ben due deleghe, dopo un’accurata ricerca su Internet, visto che il documento di cui avevo bisogno non era mio.
Ma non ce n’è stato bisogno, perché l’impiegata — incredibilmente — mi dice:
“Mi dica il nome della persona, non serve nessuna delega.”
È il mio giorno fortunato.
Ottengo il certificato in pochi secondi.
La signora nota un errore, lo cestina e me ne stampa subito un altro.
A quel punto ne richiedo uno anche a mio nome, quasi incredula di tanta fortuna.
Lei non trova i miei dati: il trasferimento da un ospedale chiuso a quello nuovo, mi spiega, spesso causa questo problema.
Ma mi rassicura: prende la mia mail e mi promette che andrà in archivio — quello fisico, per intenderci — troverà i miei dati, li caricherà e mi invierà tutto.
Oggi l’ho ricevuto: preciso, puntuale, aggiornato.
Quel giorno non ho potuto trattenermi e le ho detto:
“Signora, mi permetta, lei è un vero raggio di sole in questa giornata nebbiosa.”
Lei mi ha risposto:
“Fino all’ultimo giorno che lavorerò qui, funzionerà così. Questo è il mio lavoro, e lo svolgo al meglio, al vostro servizio.”
Sono uscita esterrefatta, ringraziandola con cura.
Seduta in auto, mi sono venuti in mente molti pensieri filosofici.
Prima di tutto, quanto quella persona lavorasse con amore, e quanto questo amore si riflettesse in ciò che faceva.
Un lavoro apparentemente banale, eppure lei lo aveva trasformato non solo in un atto di generosità, ma anche in una lezione.
Per me, la lezione è stata quella di non affrontare nulla piena di pregiudizi o preconcetti, ma di avere fiducia nel prossimo, di vedere gli altri con un senso di unità e di fiducia nell’essere umano.
La nebbia era sparita, e un raggio di sole era uscito, quasi a darmi ragione.
Infine, mentre mettevo in moto l’auto per continuare la mia giornata, mi sono ricordata della cosa più importante: ogni cosa davanti a te è un maestro, ti insegna qualcosa.
A me ha ricordato che la saggezza passa anche attraverso la gentilezza.Jean-Jacques Rousseau disse:
“Quale saggezza puoi trovare che sia più grande della gentilezza?”
Marina Paladino